Partì per il Congo belga nel 1952(dopo la rivoluzione in Cairo) e ritornò in Italia nel 1960,dopo i tumulti del Luglio 1960.inseguito all’indipendenza del Congo e residente attualmente a Segrate, Milano.
RICORDI DEL COLLEGGIO DON BOSCO- anno 1937 - Alessandria d’Egitto
Volevo quindi raccontare delle mie esperienze in collegio negli anni 1939 (come interno ad Alessandria) e 1940 (come interno a Rod el Farag in Cairo) assieme a mio
fratello gemello Veneto (nostro padre,patriottico,alla nostra nascita, ha voluto darci questi nomi Vittorio e Veneto) e poi come esterno, sempre a Rod el Farag,sino alla fine del ginnasio.
Il Liceo l'ho fatto privatamente con i fratelli Lodo e Giorgio Orvieto nel loro appartamento al Cairo,assieme ad altri compagni e compagne.
Volevo appunto raccontare un pò sul periodo trascorso come interno ad Alessandria,quali erano i miei ricordi in quell'anno scolastico trascorso che molto felice non é stato e sul comportamento da insegnante, severo e direi anche cattivo di un sacerdote, Don Castellino, che non era
proprio dei migliori come rappresentante della Chiesa e mal visto da tutti gli studenti ( vorrei precisare che gli altri sacerdoti (purtroppo non ricordo più i loro nomi), erano delle persone deliziose e umane.
In Cairo a Rod el Farag invece, l'atmosfera era differente, ed eravamo attorniati da sacerdoti e novizi,veramente bravi ed umani.
Purtoppo in quel periodo l'insegnamento religioso era ben differente da questo attuale.Non parliamo poi dei divertimenti, le ore di studio, la mensa,le gite domenicali (2 erano le destinazioni : il cimitero e il porto ) ...........che
allegria!!!!!!!!!!!
Invece in Cairo, Rod El Farag, si andava la domenica pomeriggio, al Cinema Metro con i più grandi e tornare a piedi sino al collegio, comprando i "leb"( semini) lungo la strada e fumare la primissima sigaretta "Clipper".................ecc. ecc.
Bene, iniziamo il racconto.............:
”Ricordo anch’io quel collegio”
Istituto Salesiano Don Bosco – Alessadria – 1937
I ricordi sono vaghi e faccio sovente uno sforzo per cercare di ricordare quel periodo
Perché sono stato “chiuso” a 9 anni, in collegio ad Alessandria, nell’anno 1937 , assieme a mio fratello gemello Veneto?
Prima di proseguire debbo precisare che mio padre Nelson Morpurgo, alla nostra nascita,con spirito patriottico ha voluto darci i nomi di Vittorio Veneto.
Dopo questa premessa,ritorniamo al perché di questa decisione.E’molto semplice, perché eravamo delle birbe, bambini scatenati (9 anni) e nostra madre impazziva a tenerci a bada.
Quindi, decisione drastica e siamo diventati due “interni” con il numero 38 e 39 ;numerini prestampati su tessuto e cuciti su tutta la biancheria .
Nella retta mensile era inclusa la clausola “ prima tavola” per avere il dolcetto, dopo la frutta.
Dormivamo in grandi camerate ed il nostro sorvegliante, novizio, dormiva in un angolo della camerata,nascosto da grandi tende bianche candide ( previlegio della privacy).
Sveglia alle 6, lavarsi con quell’acqua gelida,in inverno, colazione e chiesa.
Doccia una volta alla settimana.
Dopo la giornata di studio,pranzo,giochi vari nel grande cortile, si finiva poi dalle 5 alle 7 di sera nello “ studio” ,salone immenso con banchi, trascorrendo quelle 2 ore a studiare,leggere o disegnare e nell’assoluto silenzio, e sorvegliati da un prete che ci sorvegliava da una cattedra alta e pretendeva il silenzio assoluto..
Questo sacerdote, che Dio lo benedica, si chiamava Don Castellino, alto, magro, dal viso arcigno e occhiali neri, e guai se facevi rumore o facevi cadere un oggetto; che veniva ritirato.
Una volta ,senza volere ,mi é caduta la matita ed ha voluto che gliela portassi.Inutile é stata la mia debole protesta ed allora, preso da un accesso di rabbia e ribellione, ho spezzato la matita in due pezzi. Non l’avessi mai fatto e fui punito con il “ palo” l’indomani, mentre gli altri giocavano, e cioé stare per un’ora in piedi vicino ad una colonna di cemento e guardare gli altri giocare.
Sempre durante le ore di studio, il caro Don Castellino,una volta se l’era presa con un altro interno di cognome Cantafio, e con la nocca del dito medio lo colpiva sulla testa rasata....Tanto diceva,sorridendo, lui non gli fa male..é calabrese.
Eravamo quindi alquanto terrorizzati da questo prete mentre gli altri ( e mi dispiace non ricordare i loro nomi) erano delle persone deliziose.
Ultima cosa..: l’avevamo sopranominato “ bolbol”. Non lo so perché....
Altra nostra ribellione con relativa punizione é stata quando a tavola,avendo ildiritto al dolcetto,ci capitava sempre i soliti “pan di spagna”.
Il rito del dolcetto si svolgeva in questo modo:nella sala mensa, i “grandi “erano seduti vicino all’ingresso, penso delle cucine e noi piccoli, eravamo in fondo al tavolo e quando entrava l’inserviente con il grande vassoio dei dolci, i grandi beccavano quelli più buoni ed a noi rimanevano i soliti pan di spagna.Un giorno, con mio fratello ed altri, abbiamo preso la decisione di ribellarci, ed abbiamo quindi schiacciato con la forchettaiol pan di spagna, riducendo il tutto ad una palla ,sulla quale abbiamo infilato uno stuzzicadenti............. Non l’avessimo mai fatto..Tutti al palo.
Ma poi il sistema cambiò e la distribuzione del dolcetto avveniva a giorni alterni ,iniziando dai più piccoli ed il giorno seguente,dai grandi. La nostra protesta era servita a qualcosa.
E così trascorrevano i giorni ed i mesi, sino al periodo pasquale quando c’era il ritiro pasquale .
Per 3 giorni, dovevamo andare in chiesa continuamente senza poter giocare in cortile,perché era proibito ed al massimo si poteva giocare a biglie, e guardando con tristezza i nostri attrezzi da gioco come il cerchio ed i trampoli, il pallone .
Facevo parte anche del coro e si preparavano i canti per la santa messa pasquale.
Durante l’anno si svolgeva pure il campionato di catechismo,ad eliminatoria.con altre scuole. Si dovevano memorizzare pagine intere di catechismo con grande festa alla premiazione del campione.Sono stato eliminato al primo turno.
Non parliamo poi delle gite domenicali.La domenica indossavamo l’uniforme del collegio e si andava sempre in soli 2 posti : il cimitero ed il porto , fra le balle di cotone e le navi mercantili.
La nostra gioia , quel giorno ,quando abbiamo visto un sottomarino.
Penso che ci fosse anche il cinema all’interno del collegio.Una volta ogni quandici giorni,ricevevo visite dalla mamma,che veniva in treno,portando con sé un vassoietto di paste ( non c’era il pan di spagna) e l’annuncio della visita mi veniva fatto dal bidello che urlava : Morpurgoooo..........in parlatorio.........
Grande fu la mia gioia quando si tornava a casa alla fine dell’anno scolastico e con le vacanze dimenticavo il passato .
Questa é stata la mia esperienza in questo collegio .
Quello che mi ha stupito,ricordando da grande,quel periodo trascorso in collegio,fu il sistema di insegnamento religioso,certe volte assillante,con quelle regole severe, e l’idea fissa della religione (anche l’assurdità di quel campionato di catechismo).
Secondo me fu una delle ragioni che,da grande, mi sono allontanato dalla chiesa per molti anni, e parlando in questi anni recenti con i vari sacerdoti nel mio quartiere,e raccontando loro questi precedenti, mi hanno dato completamente ragione ma purtroppo quello era il sistema che vigeva in quel periodo.Molte cose sono cambiate da allora.
Questi sono i miei ricordi del collegio e spero non aver annoiato nessuno. Ho voluto raccontare la mia esperienza in collegio.