Antonio aveva una piccola azienda agricola dove coltivava barbabietole da zucchero, grano, granoturco, frutta, canapa e disponeva di qualche animale per la conduzione dell’azienda.
Era anche un commerciante che comperava prodotti agricoli rivendendoli al mercato.
La I° guerra mondiale chiama Antonio sotto le armi e da li inizia alla sua rovina economica. Le autorità gli requisiscono il bestiame e l’oro (anche le fedi nuziali) sembra per finanziare la costruzione di una strada locale.
Antonio viene inviato sul fronte del Piave nelle famose battaglie durante le quali venivano somministrate ai soldati massicce dosi di grappa per far loro vincere la paura della battaglia. Questo causerà ad Antonio, come a molti altri, problemi di alcolismo.
È coinvolto nella disfatta di Caporetto (nota di Marino Nivini: ricordo che mi ha parlato di questa ritirata, io ero bimbo, e mi è rimasto impresso che ha attraversato il Piave a cavallo e che tanti cavalli annegavano).
Antonio ha fratelli e sorelle ( Ferdinando, Giovanni, Modesta, Tonina e Luigia) ma è l’unico maschio ad aver fatto il soldato.
Senza l’apporto valido di Antonio, l’azienda agricola si dissolve e viene venduta proprio ai fratelli.
Alla fine della guerra non vi era lavoro ed era imperativo emigrare. I fratellastri di Conchi Rosa (quelli originari di Lusia) favoriscono la migrazione di Antonio nel 1921 a Busto Garolfo (Legnano) dove si mantiene con umili lavori.
Nel 1926 richiama dal Veneto tutta la famiglia ad eccezione di Amelia e Onorina.
Numerosi componenti trovano lavoro presso la società CACCIA (filatura): Antonio, Marietta, Assunta, forse Adamaride.
Il 5 maggio 1931 emigra con tutta la famiglia a Cusano Milanino dove risiedeva il figlio Ruggero che aveva trovato lavoro al'Alfa Romeo.
In Cusano Milanino, la famiglia di Antonio ha inizialmente abitato in via Zucchi, poi in viale Matteotti (casa Spingin), poi si è trasferita in viale cooperazione al civico 5.
Nel 1937 si trasferiscono nuovamente in viale dei Tigli al numero 28.